The Pyramid at the End of the World, episodio diretto da Daniel Nettheim (Broadchurch e Humans), si distacca dai primi episodi della decima stagione, caratterizzati prevalentemente da una trama verticale, e inaugura il secondo arco narrativo orizzontale importante, in pieno stile moffattiano. Il primo, manco a dirlo, è quello che riguarda Missy, che molto probabilmente si incastrerà con questo nuovo filone. Il tema centrale è, ovviamente, la salvezza della Terra e il ritorno in qualità di Presidente di questa del Dottore. Gli alieni che minacciano la Terra sono i Monaci, strani esseri scheletrici vestiti di rosso che per conquistare il mondo hanno creato una realtà virtuale per trovare il momento più adatto da invadere.
Si presentano come salvatori, possedendo la soluzione a un disastro biologico che da lì a poco colpirà il mondo, in cambio chiedono solo di essere invitati a comandare. La possibilità di lanciare una stoccata alla politica internazionale è troppo ghiotta per Moffat, che ovviamente non si lascia sfuggire l’occasione. Partendo da battute al vetriolo nei confronti di Trump (“I wouldn’t even have voted for him. He’s… orange.“, Bill, la mia nuova eroina!), finisce con un’analisi alquanto acuta sulla politica moderna e la libertà personale. Il vero potere non passa attraverso la paura, ma attraverso il puro consenso. Non è un caso, infatti, che sarà un atto d’amore a dare il potere ai Monaci. Moffat va oltre però. L’atto di acconsentire ad essere “salvati” ha come conseguenza il controllo totale. L’idea che essere governati dal male minore è la scelta migliore che si possa fare, è ormai profondamente radicata nella nostra società, e il Dottore la smonta con poche parole dirette e semplici.
Ostinato fino alla fine, Twelve farà di tutto affinché gli esseri umani non perdano la loro libertà. Per lui è inconcepibile, a differenza di come la pensano i rappresentati del genere umano (e la cosa non sorprende), che ci si privi della libertà personale per una speranza di salvezza, senza provare nemmeno una volta a farlo da soli. Il Dottore non ha bisogno della vista per vedere che questo è un raggiro bello e buono, i Monaci hanno capito che per assoggettare gli esseri umani devono fargli credere che non hanno nessuna speranza, che qualsiasi sforzo sarà inutile, e in questo l’orologio ha un ruolo chiave (chi non si fa prendere dall’ansia davanti ai minuti che scorrono?!), per poi offrire la soluzione su un piatto d’argento. Uno scambio non equo basato su una bugia, perché, come ci ripete ormai da anni il Dottore, c’è sempre un’altra soluzione. Un concetto potente e profondo, così moderno. Sono tanto differenti i Monaci da chi fa passare come unica soluzione la distruzione del pianeta per salvare l’economia di una nazione? Non credo.
I Monaci sono molto diversi dai cattivi a cui ci ha abituato Moffat (di solito fanno leva sulle nostre paure più recondite), non spaventano, ma ci mettono di fronte, come specie, a tutti i nostri punti deboli e difetti. Seriamente, continua a stupirmi la capacità che ha quest’uomo di analizzare l’animo umano e il modo in cui riesce a metterlo a nudo. Sul web gira una teoria secondo la quale i Monaci sarebbero antichi Signori del Tempo (date le affinità in materia di tecnologia e vestiario), che Moffat abbia deciso, per la sua ultima stagione, di scrivere un altro capitolo della storia di Gallifrey come lascito? Possibile. Ormai da tempo abbiamo imparato ad aspettarci di tutto da lui.
Un menzione speciale va all’attrice Rachel Denning (Erica), dopo averla vista insieme a Capaldi, la inserirei tra i companion fissi, insieme a Bill potrebbe risolvere i problemi dell’intero universo!
p.s.: vedremo una rigenerazione nella prossima puntata?
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